Arpab, la Cgil sbotta al tavolo. “Si strumentalizza la precarietà”

POTENZA- Chi non ricorda l’inchiesta del Corriere della Sera sul petrolio in Basilicata? Ma, soprattutto, chi dimentica il fuorionda dell’allora direttore dell’Agenzia per l’Ambiente della Basilicata, Raffaele Vita? Che parla dell’ente paragonandolo «al catasto, con persone che facevano tutto un altro mestiere e all’improvviso si sono trovati ad affrontare il tema del petrolio. Li ho trovati a scaricare i film dai computer – aveva dichiarato Vita – ho dovuto mettere le protezioni. Eravamo una massa di improvvisati. E la politica faceva tutt’altro che mettere la barra dritta». Eppure a distanza di circa sei anni dalla pubblicazione di quell’articolo, in Basilicata ci si trova sfrontatamente alle prese con una struttura che, a detta dei vertici, risulterebbe ancora monca e incapace – nonostante una dotazione organica di circa 123 dipendenti – di far fronte in modo efficace al monitoraggio ambientale nelle aree in cui si estrae petrolio e non solo. Organico che, dopo le parole di Vita, andava rimodulato semmai in altri enti, in base alle professionalità di ciascuno e integrato con i giusti profili.

 

Approfondimenti sull’edizione cartacea de “La Nuova del Sud”