Il punto di vista di Nino Grasso – La vittoria del centrosinistra a Potenza e l’arrogante reazione della destra alla Regione Basilicata

Il punto di vista di Nino Grasso
Vincenzo Telesca, neo sindaco di Potenza, insieme a Pierluigi Smaldone e Francesco Giuzio, subito dopo la vittoria del centrosinistra
Vincenzo Telesca, neo sindaco di Potenza, insieme a Pierluigi Smaldone e Francesco Giuzio, subito dopo la vittoria del centrosinistra

Onore al merito di Vincenzo Telesca, neo sindaco di Potenza. E dei suoi due compagni di strada, Pierluigi Smaldone e Francesco Giuzio, in quella che è stata una straordinaria avventura che si è conclusa con la sonora sconfitta del candidato sindaco leghista, Francesco Fanelli, e la riconquista, in modo schiacciante, al di là di ogni più rosea previsione, del più grande Municipio lucano.

Tanto di cappello ai tre “ragazzi” della politica potentina, i quali, alimentando un “civismo” supportato da formazioni di fresco conio, ma già fortemente radicate nell’idem sentire, come “Basilicata Casa Comune”, hanno saputo riportare alla vittoria il centrosinistra lucano, dopo anni di dure batoste subite per mano del centrodestra.

Tra cui l’ultima risalente ad appena due mesi fa, alla Regione Basilicata, figlia della insipienza di una classe dirigente anagraficamente “adulta”. Ma politicamente molto più immatura e inconcludente di quella che, impostasi autonomamente alla guida delle forze progressiste potentine, ha dato ai maggiorenti dei vari partiti (Pd in testa) una lezione di stile. Intelligenza. Ma soprattutto di concretezza strategica, dimostrando con i fatti – e con la rinuncia a piccoli interessi di bottega – cosa significhi lavorare per il bene comune sulla base di un patto programmatico fortemente condiviso.

La diretta televisiva della Nuova Tv dedicata al ballottaggio
La diretta televisiva della Nuova Tv dedicata al ballottaggio

A quanti hanno seguito la diretta televisiva dedicata al ballottaggio, condotta da Celestino Benedetto e Fabrizio Di Vito, andata in onda ieri l’altro, sulla NuovaTv (canale 82), non saranno sfuggite le critiche rivolte da chi scrive ai massimi vertici del Partito Democratico. A partire dal segretario regionale in carica Giovanni Lettieri, uscito peraltro sconfitto dalle amministrative di due settimane fa anche nella “sua” Picerno. Questo per dire che lo straordinario successo conseguito da Vincenzo Telesca, e dai suoi due giovani alleati progressisti, nel giorno in cui, peraltro, ricorreva l’anniversario della morte dello statista potentino Emilio Colombo, cui si deve, con Antonio Luongo, la nascita del centrosinistra lucano dopo la fine della Prima Repubblica, non può in alcun modo far archiviare gli errori commessi in occasione delle ultime regionali dai capi-bastone “dem”.

Ma deve, al contrario, accelerare, soprattutto nel Pd, e non solo, quel cambio generazionale, con una guida autorevole e credibile, che consenta alle forze progressiste di riconquistare – come avvenuto a Potenza – la fiducia degli elettori.

Che è poi l’unico modo per contrastare la deriva autoritaria di una destra che, anche in Basilicata, come nel resto del Paese, sta facendo strame delle regole statutarie, chiamate a presidiare il corretto funzionamento delle Istituzioni.

Ci riferiamo – nel caso di specie – a quanto appreso ad urne del ballottaggio appena chiuse. E di cui abbiamo dato notizia in diretta dalle frequenze della “NuovaTv”, riferendo del colpo di mano posto in essere da 11 consiglieri regionali di centrodestra che hanno chiesto, ed ottenuto, attraverso il consigliere anziano, Francesco Cupparo (Forza Italia), il rinvio al 5 luglio prossimo della seduta già fissata per oggi, mercoledì 26 giugno, dopo il nulla di fatto registrato due settimane fa, in occasione dell’insediamento del parlamentino lucano.

Ormai, non vale più nemmeno la pena ripetere che questi “strappi” statutari non hanno precedenti nella lunga storia della Regione Basilicata.

Dal 1970 ad oggi, infatti, non era mai accaduto, come verificatosi lo scorso 13 giugno, che nella seduta di insediamento del Consiglio regionale venisse sospesa l’elezione dell’Ufficio di Presidenza, rinviando la nomina dei suoi cinque componenti, all’indomani del ballottaggio al Comune di Potenza. E meno che mai, ovviamente, s’era assistito alla successiva, inusuale, e non sappiamo quanto legittima, comunicazione di aggiornamento della seduta per “volontà” di 11 consiglieri su 21.

Se questa non è una forma di «dittatura della maggioranza», pronta a calpestare i diritti delle minoranze tutelati dalla nostra Magna Charta, facciamo fatica a trovare le parole adeguate per descrivere la straordinarietà dell’attuale situazione.

Ormai – e non è una esagerazione – siamo in presenza di una vera e propria emergenza democratica, con la massima assise lucana tenuta in ostaggio dal centrodestra e dai suoi alleati di Azione e Italia Viva, pronti ad imporre la legge del più forte nella gestione dei lavori d’aula, senza che i capigruppo di minoranza possano mettervi becco. Come pure, da regolamento, ad essi toccherebbe fare. E questo perché la Conferenza dei capigruppo semplicemente ancora non esiste. Al pari dell’Ufficio di Presidenza. Per cui il consigliere anziano – in questo caso, Francesco Cupparo – le cui funzioni, solitamente, si sarebbero esaurite nell’arco di pochi minuti durante la seduta di insediamento del Consiglio, si trova, di fatto, dal 13 giugno scorso, a rivestire le improprie funzioni di presidente pro-tempore, disponendo rinvii e convocazioni di sedute consiliari sulla scorta di “poteri” che non sono disciplinati dalle norme vigenti.

Semplicemente perché i padri costituenti mai avrebbero immaginato che si potesse assistere ad un simile degrado nella gestione della massima Istituzione democratica lucana. Il che ci induce ad auspicare che la stessa risposta delle opposizioni – per ora affidata ad un duro comunicato di protesta del solo consigliere regionale di “Basilicata Casa Comune”, Giovanni Vizziello – non finisca per apparire blanda.

Se non addirittura acquiescente e complice.

Per dirla tutta, ci chiediamo se non sia il caso, per gli eletti di Pd, Bcc, Movimento 5 Stelle e Avs, ricorrere a metodi altrettanto inusuali (come quelli a cui dà vita la maggioranza) per imporre il rispetto delle regole statutarie. Tipo: occupare, per protesta, la sala consiliare. E far esplodere il “caso” a livello nazionale. Sempre che – viene da sospettare – non sia molto più comodo far finta di niente. E continuare a subire le angherie del centrodestra, secondo la prassi del tirare a campare. Il che, alla lunga, finirebbe per appannare anche lo straordinario successo elettorale conseguito ieri l’altro dal centrosinistra a Potenza, per mano di Vincenzo Telesca, Pierluigi Smaldone e Francesco Giuzio.

Nino Grasso

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