Il punto di vista di Nino Grasso – “San Carlo”, il dg prorogato si salva con un finanziamento della Regione

Il punto di vista di Nino Grasso

di Nino Grasso

In cuor suo, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza, Giuseppe Spera, deve aver sperato, sino alla fine, in una riconferma triennale se non addirittura quinquennale, anziché in una semplice «proroga» di due anni soltanto del proprio incarico. Proroga che gli è stata concessa lo scorso 7 dicembre dalla giunta regionale della Basilicata, con la Dgr n. 850, che – salvo possibili colpi di scena, di cui pure diremo – ha fissato al 17-12-2025 la nuova scadenza del contratto di diritto privato firmato nel 2020 dall’unico manager della sanità lucana che sia riuscito a resistere per ben tre anni alla corte napoletana del generale Bardi.

A ben vedere, dunque, per questa ragione, e non solo, la storia professionale dell’ing. Spera (Pino, per gli amici che gli sono rimasti, dopo che la sua camaleontica abiura dei protettori di sinistra lo ha fatto entrare nelle grazie della nomenklatura di centrodestra), rappresenta un unicum di cui vale sicuramente la pena parlare. Ovviamente, con garbo. O meglio, in punta di penna, visto che nei mesi passati – a leggere una determina a sua firma – il direttore generale del “San Carlo” si è rivolto (impegnandosi a pagarlo di tasca propria) ad un legale di fiducia, per verificare se vi fossero i possibili estremi di una querela da far notificare alla “Nuova”. Ed in particolare a chi scrive.

Non avendo ricevuto, nel frattempo, alcuna notifica di atti giudiziari, dobbiamo presumere di averla scampata.

Almeno in quel caso. Anche se di questi tempi non si può mai dire. Per cui i lettori ci perdoneranno se saremo molto cauti nel raccontare i fatti che riguardano uno dei manager più in vista della sanità lucana, evitando di esprimere giudizi che di certo, se fossimo chiamati a farlo, non sarebbero particolarmente lusinghieri.

Partiamo dalla cronaca. La proroga biennale di cui ha beneficiato Giuseppe Spera (in alternativa, ripetiamo, ad un incarico più duraturo) va letta come una promozione sub judice. In questo caso sottoposta a verifica da parte del Laboratorio MeS dell’Istituto superiore Sant’Anna di Pisa, che lo scorso 30 novembre ha preso il posto di una apposita commissione d’esame nel frattempo scaduta, dal momento che l’intera procedura di valutazione del Dg del “San Carlo” è partita il 21 marzo di quest’anno. E a dispetto del lungo lasso di tempo trascorso non si è ancora conclusa.

Ciò significa che da 9 mesi a questa parte, c’è una Spada di Damocle che pende sulla testa dell’ing. Spera.

E la giunta Bardi, stando a quanto riportato nella delibera n. 850 prima citata, nella quale viene paventata la «decadenza immediata in caso di esito negativo della verifica in corso», non si sta facendo scrupolo di brandirla in modo più o meno minaccioso. Quasi a mo’ di «avvertimento», guardando probabilmente ai nuovi assetti organizzativi che alla vigilia delle elezioni regionali del 2024 sanciranno più di una ventina di promozioni dirigenziali tra i medici in servizio sia al San Carlo che nei presidi ospedalieri di Lagonegro, Villa D’Agri, Melfi e Pescopagano.

Medici tenuti sinora sulla corda. Ed ai quali da qualche giorno a questa parte, in forza di un atto ufficiale condiviso con Eufrasia Pesarini (direttore amministrativo) e Angela Bellettieri (direttore sanitario), il Dg Spera sta facendo balenare sotto il naso la guida di una delle diverse Unità operative semplici e/o complesse spuntate da un giorno all’altro, quasi come funghi, pur in assenza di un nuovo atto aziendale. Il tutto, a seguito di una tempestiva autorizzazione firmata dal nuovo Dg del Dipartimento Salute della Regione, Massimo Mancini, insediatosi da pochi giorni soltanto, ma già personalmente votato ad assecondare, senza fiatare, la volontà di chi lo ha voluto in quel posto.

I nuovi incarichi da attribuire nei vari plessi ospedalieri, mentre la scadenza del contratto del dg del San Carlo, Spera, è stata prolungata di 2 anni
I nuovi incarichi da attribuire nei vari plessi ospedalieri, mentre la scadenza del contratto del dg del San Carlo, Spera, è stata prolungata di 2 anni

L’elenco completo di queste nuove Uoc-Uos-Uosd è consultabile con un rapido colpo d’occhio nella foto pubblicata in questa stessa pagina.

E per le ragioni di cautela prima specificate, ci limiteremo ad affermare (garbatamente) che l’operazione ci sembra quanto meno inopportuna. Tanto più perché posta in essere, con sospetto tempismo, a fine legislatura. A pochi mesi dal voto. Peraltro in assenza di quell’atto aziendale, di prossima stesura, come annunciato nella Dgr predisposta da Mancini, che nell’ambito di una corretta gestione delle politiche del personale dovrebbe rappresentare la stella polare di una visione manageriale slegata da particolari contingenze elettorali.

Se poi oltre alla Spada di Damocle prima citata («decadenza immediata dall’incarico in caso di esisto negativo della verifica in corso da parte dell’Istituto superiore Sant’Anna di Pisa») si dovesse scoprire che l’ing. Spera è stato l’unico, tra i quattro attuali direttori generali in carica, di San Carlo, Crob, Asp e Asm, ad aver chiuso il bilancio 2022 in pareggio, grazie ad un generoso finanziamento straordinario della Regione di circa 2 milioni e 700 mila euro, forse il quadro apparirebbe ancora più inquietante per gli oscuri legami tra politica e sanità visibili a occhio nudo. Legami del resto emersi in modo plateale, grazie ad alcune intercettazioni venute alla luce nell’ambito della maxi inchiesta che il prossimo 30 gennaio vedrà sfilare dinanzi al Gup Francesco Valente tanto il Dg del San Carlo, quanto tutti i componenti della prima giunta Bardi, ad eccezione dell’ex assessore Donatella Merra.

Eviteremo di aggiungere – per non dare l’impressione di voler tirare per la giacca il procuratore della Corte dei Conti di Basilicata, Vittorio Raeli – che il suddetto finanziamento straordinario della giunta regionale in carica presenta, a sua volta, elementi di particolare criticità. Nel senso che quei 2,7 milioni di euro sono stati appostati sul bilancio regionale 2023 per ripianare una perdita dell’anno precedente emersa nei conti di una delle aziende del servizio sanitario della Basilicata.

Cosa che di solito non si potrebbe (meglio: non si dovrebbe) fare.

Ma in questo caso il nuovo dirigente pugliese del Dipartimento Salute deve aver scoperto, grazie a qualche solerte collaboratore, che in una manovra di bilancio del 2013 (vedi articolo 11 della legge regionale 18/2013) l’allora «patto della salute» aveva consentito di ripianare, dodici mesi dopo, una perdita riferita al 2012. E dunque perché non farlo anche questa volta? Sia pure a distanza di soli dieci anni da quell’evento straordinario, peraltro disciplinato da una specifica norma del 2004? Al dott. Raeli, o in alternativa al sostituto procuratore della Corte dei Conti, il dott. Giulio Stolfi, l’ardua risposta.

Per quanto ovvio, vale la pena rammentare che Giuseppe Spera è l’unico, tra i quattro Dg in carica, ad avere avuto la totale responsabilità della gestione 2022 all’interno della propria azienda. Mentre Friolo (Asm), Maraldo (Asp) e De Fino (Crob) hanno ereditato in parte dai rispettivi predecessori i buchi di bilancio che la Regione, in questi casi, non è stata in grado di ripianare con altrettanti, generosi finanziamenti straordinari. Questo per dire che senza quei 2,7 milioni di euro raschiati dal fondo del barile, il Dg del “San Carlo” – a rigor di norma – avrebbe rischiato il licenziamento in tronco. Senza nemmeno attendere l’esito della valutazione iniziata a marzo. E soprattutto senza poter usufruire della proroga biennale, che gli è stata concessa. Caso più unico che raro nella travagliata storia della sanità lucana.

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