POTENZA – Non si fermeranno finché dalla Regione e dal Governo non arriveranno risposte concrete. Sono gli agricoltori e gli imprenditori agricoli lucani in protesta da due settimane. Quello che chiedono sono misure per dare ossigeno al comparto, alla canna del gas. Stremati dai costi energetici con il gasolio alle stelle, come pure fertilizzanti e fitofarmaci. A questo si aggiungono gli effetti delle politiche comunitarie sulla Pac che invece di facilitare la produzione nazionale stanno costringendo molte aziende agricole a chiudere. Infine i danni provocati dalle scorribande dei cinghiali e dalle piogge intense. Per far capire il rapporto costi introiti, su 1000 euro spesi per ettaro tra fertilizzanti, gasolio e manodopera i ricavi sono pari a circa 200 euro. Per questo dopo il corteo per le vie di Potenza dello scorso venerdì, con il presidio permanente in viale Verrastro sotto il palazzo della Regione, l’attesa è per il primo tavolo di crisi di questa mattina promesso dall’assessore alle politiche Agricole Galella e dal presidente Bardi. Domani i manifestanti lucani raggiungeranno Roma, per unirsi alla manifestazione nazionale, mentre per il giorno dopo già è in programma una nuova iniziativa a Francavilla in Sinni.
Intanto in queste due settimane la Cia ha continuato a portare avanti iniziative sui territori che hanno mobilitato oltre 1500 agricoltori in nove assemblee territoriali. L’obiettivo è analizzare i problemi e presentare soluzioni come la legge sulla filiera necessaria per salvaguardare il made in Italy.