Il punto di vista di Nino Grasso – Autonomia differenziata, le giravolte di Bardi e il ballottaggio al Comune di Potenza

Il punto di vista di Nino Grasso
"Con l'autonomia differenziata occorre garantire benefici ai lucani": le giravolte di Bardi, e il ballottaggio al Comune di Potenza
“Con l’autonomia differenziata occorre garantire benefici ai lucani”: le giravolte di Bardi, e il ballottaggio al Comune di Potenza

Un governatore lucano senza spina dorsale, succube del governo di Roma a guida Meloni e della ministra Casellati in particolare, anche nella sua veste di coordinatrice regionale di Forza Italia in Basilicata, si è arrotolato, ieri l’altro, su se stesso, nel maldestro tentativo, peraltro non riuscito, di prendere le distanze dalla legge “truffa”, chiamata Autonomia Differenziata, varata in seduta notturna alla Camera.

Come si ricorderà, parliamo della stessa legge che, a suo tempo, aveva visto in Vito Bardi l’unico presidente di Regione del Mezzogiorno disposto a “tradire” gli interessi della propria terra in nome di una ricandidatura a governatore, successivamente assicuratagli, per manifesta obbedienza, dai vertici nazionali del centrodestra.

Mettiamola così: avendo sulla coscienza quel «sì» di troppo pronunciato in Conferenza Stato Regioni, contrariamente a quanto fatto, tra gli altri, da Roberto Occhiuto, il presidente forzista della Calabria che al contrario del “Nostro” s’è guardato bene dallo scattare sugli attenti quando s’è trattato di approvare lo scellerato disegno di legge leghista volto a spaccare in due il Paese, Vito Bardi ha tentato, nella giornata di mercoledì, di raddrizzare un po’ il tiro. Tra l’altro buttandosi la zappa sui piedi, nel momento in cui – come rilevato anche da altri, autorevoli commentatori – ha riconosciuto che il testo approvato a Montecitorio è certamente «migliore» di quello presentato mesi fa dal ministro Calderoli. Mentre egli stesso, come detto, lo aveva fatto proprio senza battere ciglio.

Ma andiamo avanti. Dopo aver appreso dell’ammutinamento in sede parlamentare dei tre deputati di Forza Italia della Calabria che si sono rifiutati di approvare il ddl «spacca-Italia» (a proposito: nell’albo d’onore dei «traditori» della Basilicata vanno iscritti d’ufficio gli onorevoli lucani di Fdi, Rosa, Caiata e Mattia), il generale Bardi, con un proprio comunicato pubblicato alle ore 12,49 di ieri l’altro sul sito ufficiale della Regione, s’è esibito nella solita, vuota retorica.

Dicendo: con l’Autonomia Differenziata occorre garantire benefici ai lucani.

Che è il massimo dell’incoerenza da parte di chi si è fatto “scippare” nei mesi scorsi il governo della risorsa idrica, con il rubinetto dell’acqua lucana trasferito da Eipli ad Acque del Sud Spa: un società controllata dal Ministero dell’Economia e Finanza. Classico esempio del più bieco «centralismo» imposto, anche in questo caso, a colpi di modifiche legislative, con la tacita acquiescenza dei nostri parlamentari di centrodestra. Novelli «ascari» (parliamo sempre di Rosa, Caiata e Mattia) in una Basilicata elevata al rango di Cirenaica del terzo millennio dell’Impero meloniano meridionale.

Il tutto ovviamente nell’assordante silenzio di Vito Bardi.

Il quale, per tornare al tema dell’Autonomia Differenziata, s’è prima schierato con il “collega” Occhiuto della Calabria. Del quale ha condiviso le giuste «perplessità», soprattutto rispetto «all’accelerazione che si è voluta imprimere al processo legislativo».

Salvo poi fare marcia indietro, per vestire nuovamente i panni dell’obbediente «governatore-travicello» agli ordini di Roma, non appena richiamato all’ordine dalla Casellati e forse dallo stesso Tajani. Alla cui tiratina d’orecchie probabilmente si devono sia il comunicato delle ore 17,34 di mercoledì, pubblicato sempre sul sito della Regione, dal titolo: «Grande lavoro di Forza Italia a tutela del Sud». Quanto soprattutto l’ intervista rilasciata ieri, giovedì, al “Riformista”, con la quale il generale di Filiano ha platealmente rotto il fronte unitario dei governatori meridionali, annunciando: «Ora l’Italia può correre, il Mezzogiorno non è penalizzato».

Che dire? Se non che questo modo di dire (e fare) è ciò che ci meritiamo.

Essere trattati da lobotomizzati. Da persone con l’anello al naso. Senza cervello. Alle quali far credere di vivere nel migliore dei mondi possibili. Per poi scoprire – dati Svimez alla mano – che negli ultimi cinque anni (esattamente quelli a guida Bardi) la Basilicata è diventata la peggiore regione d’Italia, avendo perso il 5,7 per cento di prodotto interno lordo, mentre il Pil dell’intera nazione è cresciuto del 3,5%.

Fino a quando – lo chiediamo soprattutto a quanti oggi siedono tra i banchi del Consiglio regionale, tra le fila della maggioranza, come Marcello Pittella e Mario Polese – i lucani accetteranno a cuor leggero di essere presi in giro da chi ci governa? A partire da quel governatore che vediamo troppo spesso adulato, e portato in palmo di mano, dai nuovi alleati centristi di Azione e Italia Viva nella speranza di ottenere qualche strapuntino in giunta o in seno all’assemblea di via Verrastro.

Per quanto può valere il giudizio di chi scrive, per i lucani che non si accontentano di essere anestetizzati a colpi di gas gratis, che poi tanto gratis non è, forse è arrivato il momento di lanciare un forte segnale di protesta all’indirizzo dei «padroni del vapore».

Se mai partendo proprio da domenica e lunedì prossimi, in occasione del “ballottaggio” al Comune di Potenza.

Perché se disgraziatamente al posto di Vincenzo Telesca (centrosinistra) dovesse essere nuovamente un sindaco della Lega, in questo caso Francesco Fanelli, a guidare il capoluogo di regione della Basilicata, dopo che il centrodestra, a livello parlamentare, sta facendo strame della Costituzione (con l’autonomia differenziata e il premierato: stesse facce di una medesima, tragica medaglia), vorrebbe dire che siamo veramente diventati un popolo di masochisti. Al quale riservare le peggiori angherie. Facendole apparire come atti di cortesia. E come tali accettati con gratitudine dal popolo-bue.

Nino Grasso

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