Il punto di vista di Nino Grasso – L’ultimo regalo di Bardi ai petrolieri alla vigilia del voto

Il punto di vista di Nino Grasso
Con una delibera "fuori sacco", alla vigilia del voto Bardi continua ad accontentare i petrolieri: dopo Total accontentata pure Eni.
Con una delibera “fuori sacco”, alla vigilia del voto Bardi continua ad accontentare i petrolieri: dopo Total accontentata pure Eni.

di Nino Grasso

L’ultimo regalo ai petrolieri, ed in particolare ad Eni in Val D’Agri, fatto tre giorni prima del voto, è contenuto in una delibera approvata «fuori sacco» dal presidente Bardi e dagli assessori Fanelli, Latronico, Sileo, Casino e Galella alle ore 14,30 di ieri l’altro, giovedì, nell’ambito di una seduta di giunta tra le più “prolifiche” degli ultimi anni.

Ben 51 Dgr varate in limine mortis della legislatura: quando cioè dovrebbero vedere la luce solo i provvedimenti realmente urgenti ed indifferibili.

Non certo le mance elettorali, benevolmente elargite sotto forma di autorizzazioni per l’ampliamento di cave esistenti. O di finanziamenti di svariati milioni di euro in favore di questa o quell’impresa locale, più o meno “amica”. Compresi gli incentivi per l’assunzione di poco più di 250 persone. Per non parlare appunto delle varie istanze approvate in modalità «fuori sacco», come le 14 varate ieri l’altro, che ad una lettura attenta potrebbero lasciar prefigurare una sospetta, quanto indebita ansia di captatio benevolentiae nei confronti di alcuni grandi elettori.

Tipica del «voto di scambio».

Ripetiamo: 14 delibere di giunta approvate in modalità “friggi e mangia”, di cui non c’era menzione nell’iniziale ordine del giorno di convocazione della seduta. E si badi bene: quei tanti «fuori sacco» sarebbero apparsi spropositati già in tempi normali. Figurarsi in pieno «periodo bianco», quando, per evidenti ragioni di opportunità, oltre che per precise disposizioni legislative, è vietato portare in approvazione atti non dettati da una comprovata urgenza. E per di più privi, come in questo caso, di una adeguata istruttoria tecnico-amministrativa da parte dei funzionari in servizio presso la Segreteria di Giunta.

Atti, ripetiamo, che puzzano di favoritismo lontano un miglio, se solo si considera che la riunione di Giunta inizialmente convocata dal presidente Bardi per le ore 14,30 di mercoledì 17 aprile è stata improvvisamente rinviata di 24 ore, senza alcuna apparente giustificazione, a giovedì 18. Vien da pensare per consentire alle varie Direzioni generali – ed in particolare a quella dell’Ambiente, guidata dall’ing. Roberto Tricomi, sempre sollecito nel rispondere ai richiami della Presidenza – di inserire all’ultimo momento il provvedimento «fuori sacco» particolarmente atteso dalle compagnie petrolifere.

Nel caso di specie, si tratta di quello caldeggiato dalla società “ Eni Rewind Spa”, per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) inerente il progetto denominato “Impianto di trattamento acque di produzione” da realizzarsi in località Le Vigne, nel Comune di Viggiano.

Immaginiamo che la cosa non farà particolarmente piacere alle associazioni ambientaliste, come “Cova Contro” e “Mediterraneo No Triv”, che da anni si battono per contrastare questo progetto, meglio conosciuto con l’acronimo di Bluewater, da essi ritenuto rischioso per la salute degli abitanti della Val D’Agri, e non solo.

Tra l’altro, il provvedimento autorizzatorio unico approvato «fuori sacco» ieri l’altro può essere considerato la classica ciliegina sulla torta immangiabile di un impianto di trattamento dei reflui petroliferi provenienti dal Centro Olio di Viggiano.

Un impianto che Eni avrebbe voluto realizzare già una decina di anni fa. E che, guarda caso, in barba alla fiera opposizione delle comunità interessate, ha ottenuto la “Paur” alla vigilia del voto di domani, dopo che lo scorso 16 marzo il Dipartimento Ambiente, guidato dall’assessore Cosimo Latronico, aveva dato il via libera all’autorizzazione integrata ambientale (Aia). Un provvedimento, anche questo, approvato con il medesimo, sospetto tempismo in una delle ultime sedute di Giunta presiedute dal generale Bardi, nonostante siano ancora pendenti i ricorsi al Tar contro il primo giudizio favorevole di compatibilità ambientale, fatti da “Cova Contro” e “Mediterraneo No Triv”.

Lo abbiamo denunciato più volte, in queste ultime settimane. Ma vale la pena ripeterlo, a beneficio soprattutto dei tanti elettori indecisi. Il cui voto potrebbe risultare determinante in una competizione elettorale condizionata, come mai era accaduto prima d’ora, dai «poteri forti» romani.

I “favori” che Eni e Total hanno ricevuto nelle ultime settimane dalla giunta Bardi sono un insulto alla dignità dei lucani e al principio di autodeterminazione che un governo regionale, degno di questo nome, dovrebbe garantire ai propri concittadini.

Si faccia caso. Un paio di settimane fa, a dieci giorni di distanza dalla visita di fine marzo della premier Meloni in Basilicata, la Total ha portato a casa la Dgr con la quale Bardi e i suoi assessori hanno prorogato di cinque anni la validità della concessione Gorgoglione, in quel di Tempa Rossa, con un piano di lavori che è destinato ad andare avanti sino al 2068.

Ieri l’altro, proprio alla vigilia del comizio di chiusura della campagna elettorale tenuto dalla presidente del Consiglio, in uno ai vice premier Tajani e Salvini, e ai segretari nazionali di altri tre partiti di centrodestra, il generale “Signorsì”, con il suo stato maggiore assessorile allineato e coperto, ha approvato, «fuori sacco», la Dgr conclusiva del progetto Bluewater di Eni in Val D’Agri.

Ce n’è quanto basta per ipotizzare che gli ordini impartiti da Roma siano stati eseguiti in tempi record. Senza fiatare. Forse temendo di non poter venire incontro ai desiderata dei «poteri forti» all’indomani del 22 aprile, quando le urne elettorali potrebbero decretare quel cambio di passo in Basilicata che più di qualcuno in Italia e all’estero sembra temere con particolare preoccupazione.

Leggi anche:

Il punto di vista di Nino Grasso – Quei 47mila euro della passerella elettorale del Crob prelevati dal “fondo sperimentazioni”