Il punto di vista di Nino Grasso – Un “buco” da 85 milioni di euro nei conti di Asp, Asm, San Carlo e Crob tenuto al momento nascosto

Il punto di vista di Nino Grasso
Il San Carlo di Potenza, protagonista insieme ad Asp, Asm e Crob di un "buco" da 85 milioni di euro tenuto al momento nascosto
Il San Carlo di Potenza, protagonista insieme ad Asp, Asm e Crob di un “buco” da 85 milioni di euro tenuto al momento nascosto

di Nino Grasso

A meno di due mesi dal voto del 21 e 22 aprile prossimi in Basilicata, e all’indomani della sonora sconfitta subita in Sardegna per mano del candidato sostenuto da Pd e Movimento 5 Stelle, il centrodestra lucano si ritrova a fare i conti con la voragine apertasi nell’anno appena trascorso nei conti della Sanità lucana.

Stando a voci degne di fede – riprese nei giorni scorsi dal capogruppo regionale del Pd, Roberto Cifarelli – il deficit 2023 delle Aziende sanitarie di Potenza e Matera, in uno a quello dell’Aor “San Carlo” di Potenza e del Centro di riferimento oncologico di Rionero in Vulture sfiorerà, al tirar delle somme, gli 85 milioni di euro. Una enormità, figlia soprattutto della emigrazione sanitaria e dello scarso appeal della nostra rete ospedaliera, indebolita da cinque anni di malagestione. E da una assenza di visione politica.

Parliamo di un “buco” di bilancio di proporzioni clamorose.

Mai registrato in passato. Almeno non in questa misura. E comunque di importo notevolmente superiore rispetto allo sforamento consentito dalle norme vigenti, stabilito, come tetto massimo, nel 5 per cento del fondo sanitario regionale assegnato di volta in volta dal governo nazionale alla Regione Basilicata. Fondo che lo scorso anno si è attestato a poco meno di un miliardo e cento milioni di euro.

Per cui, ove mai, il bilancio consuntivo 2023 di Asp, Asm, San Carlo e Crob dovesse far emergere – come ormai pare certo – un “buco” superiore ai 55 milioni di euro scatterebbe per la prima volta in Basilicata la tagliola del commissariamento.

Con tanto di «piano di rientro» imposto da Roma, all’insegna di sacrifici da lacrime e sangue. Tipo: il blocco del turn over di medici e infermieri, in contesti contrassegnati già oggi da una grave carenza di personale. A cui si aggiungerà il taglio draconiano della spesa farmaceutica e delle prestazioni aggiuntive. L’allungamento delle liste di attesa. Probabilmente la chiusura di reparti e/o ospedali, tra i meno “performanti”. E ovviamente l’aumento immediato delle «addizionali» regionali Irpef poste a carico dei contribuenti lucani.

Insomma, un disastro. Tanto è vero che all’interno del Palazzo di via Verrastro a Potenza, proprio per il timore dei possibili contraccolpi elettorali, stanno facendo di tutto – come denunciato da Roberto Cifarelli – per nascondere la polvere sotto il tappeto. Oltre al silenzio dell’assessore regionale alla Salute, Francesco Fanelli, che si è guardato bene dallo «smentire» il dato portato alla luce venerdì scorso dal capogruppo del Pd (e già questo la dice lunga), c’è un particolare che, più di altri, contribuisce a rafforzare il sospetto di trovarsi dinanzi ad una sorta di congiura del silenzio, per tenere i lucani all’oscuro di tutto. Almeno per un altro paio di mesi ancora. Dopodiché – come recita il detto che calza a pennello per il modus operandi adottato da chi governa in questo momento la Basilicata – «passata la festa, gabbato lo santo». Come dire: venga pure giù il diluvio.

Ma solo dopo le elezioni di aprile.

Il particolare di cui è bene dare conto subito è il seguente: quando si è capito che la situazione delineata dai numeri di bilancio delle quattro aziende sanitarie lucane non era grave, ma gravissima, alle riunioni tecniche si è impedito che partecipassero anche i responsabili degli uffici Ragioneria e i loro collaboratori, che sempre hanno accompagnato negli incontri di lavoro i vertici di Asp, Asm, San Carlo e Crob.

Per bloccare sul nascere, immaginiamo, possibili fughe di notizie, che comunque ci sono state, Antonello Maraldo, Massimo Friolo, Giuseppe Spera e Massimo De Fino si sono chiusi in una stanza con il loro omologo direttore generale della Sanità regionale, Massimo Mancini, e con gli “scudieri” della Presidenza: da Michele Busciolano a Vito Iorio e qualcun altro. E in quel contesto hanno cominciato ad interrogarsi sulle cose da fare alla luce dei «pre-consuntivi» inviati nelle scorse settimane al Ministero dell’Economia.

Pre-consuntivi che saranno oggetto di un incontro già fissato per il 15 marzo prossimo, alle ore 14,30, presso il Mef. La linea che starebbe emergendo è quella di «salvare» il Crob di Rionero, accollando il deficit di questa struttura (si parla di una manciata di milioni di euro) alle altre tre aziende. Così da evitare la perdita del riconoscimento di Ircss per il Centro di riferimento oncologico della Basilicata.

Dopodiché il “buco” di bilancio da 85 milioni verrebbe spalmato in modo più o meno equo tra l’Azienda sanitaria di Potenza (35 milioni), l’ospedale “San Carlo” (30 milioni) e l’Azienda sanitaria di Matera (20 milioni).

Ovviamente, sono numeri che, fino alla fine, potrebbero subire qualche modifica. Un milione in più o in meno. A vantaggio dell’uno e a discapito dell’altra, tra le tre Aziende maggiormente interessante. In ogni caso, un’operazione matematicamente ininfluente sul risultato finale, che verrà fotografato con i «consuntivi» da approvare entro il 30 aprile prossimo. Una scadenza che per la verità in Basilicata non è mai stata rispettata. Specie da quando governa il centrodestra. Se è vero, come è vero, che il ritardo, a volte, è stato anche di otto mesi.

Caso Asm: bilancio 2022 approvato a dicembre anziché ad aprile dell’anno successivo. Per cui ha ragione il consigliere Cifarelli quando dice che per i conti 2023 andrebbe fatta un’operazione verità in tempi brevi. Possibilmente, prima delle prossime elezioni. Rendendo noti i «pre-consuntivi» inviati a Roma. Così da mettere i lucani – e i candidati che essi premieranno nel segreto dell’urna – nelle condizioni di fare scelte consapevoli e coraggiose sin dal giorno immediatamente successivo alle elezioni del 21 e 22 aprile prossimi. Temiamo però che questa «operazione verità» non ci sarà, per quanto sia un dovere morale, prima ancora che politico, per l’intera giunta Bardi, dire le cose come stanno. Senza infingimenti.

Assumendosi le proprie responsabilità per aver affidato la guida di alcune importanti realtà della Sanità lucana a presunti «manager» venuti da fuori regione che – come nel caso di Matera – hanno fatto la fortuna di alcuni ospedali della vicina Puglia: “Miulli” di Acquaviva delle Fonti, e non solo.

Della ex Dg Asm, Sabrina Pulvirenti, abbiamo già avuto modo di riferire di alcune sue recenti «performance» finite sotto la lente di ingrandimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Anzi, proprio a seguito del nostro «punto di vista» di lunedì scorso, nel quale – come si ricorderà – davamo conto della mancata restituzione del computer aziendale da parte della dott. Pulvirenti, abbiamo ricevuto una notizia che ci ha lasciati veramente di stucco. E che inizialmente abbiamo fatto fatica a prendere per buona, sino a quando non abbiamo ricevuto una duplice, autorevole conferma. Si tratta di questo: il proprietario di una nota masseria fortificata del Metapontino, trasformata in albergo-ristorante, avrebbe fatto notificare alla ex Dg capitolina un decreto ingiuntivo per recuperare qualcosa come 27 mila euro di fatture personali mai saldate.

Ripetiamo, di primo acchito abbiamo immaginato che ci fosse scappato uno zero di troppo. Ma quando ci è stato ribadito che ammonterebbero proprio a 27 mila euro i conti rimasti in sospeso dalla ex Dg Asm, nel frattempo trasferitasi a Frosinone, siamo rimasti senza parole. Del resto che dire? Se non che è una vergogna. Vero presidente Bardi?

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